Tutti i giorni passeggiando da casa alla Mavi Kalem incrociavo scene di vita quotidiana che mi trasmettevano un misto di nostalgia
dei tempi passati e mai vissuti, tenerezza, incredulità,
curiosità e stupore..
“Gli
uomini e il loro carretto lavorano in tutta la città; c'è quello
delle patate, delle cipolle, l' hurtaci delle
ferraglie passate da mano in mano, quello delle angurie, delle custodie
plasticate dei passaporti e quello sommerso nelle sue plastiche
variopinte. Passa il carretto dei simit
e si incrocia quello delle caramelle melliflue e delle mele
caramellate. C'è l'uomo del carretto di “vestiti da casa” che
rincorre quello dei calzetti, e quello dei dolcetti tulumba
che scambia due parole con quello delle polpette nomadi köfte. Il carertto eskici
delle cose usate, quello dei panini di pesce, delle noccioline e
dello zucchero filato (che in turco viene chiamato zucchero di
cotone).
Uomini
di carretti e mestieri diversi che si trainano dietro o spingono in
avanti un carico di sogni e speranze eseguendo abili e coloriti
richiami dagli accenti e musicalità più bizzarre finché riescono a
conquistare qualche donnona che dalla finestra cala il suo cestino di
paglia... iki kilo patates (due
kili di patate)!!!
Un passo in più verso la realizzazione del sogno di un uomo con il
suo carretto.”
27 maggio 2013, Balat
Il signore del carretto delle caramelle melliflue e delle mele caramellate |
La vita ad Istanbul mi ha assorbita del tutto ed è per questo che non sono riuscita a tenere aggiornato nessun diario, blog o report.
Il mio
progetto è finito da una settimana e da allora la mia mente vaga in
cerca della “realtà”. Tornare a casa dopo quasi un anno di vita
all'estero non è una cosa così scontata e semplice, anzi è
totalmente sconvolgente. Ancor di più se questa esperienza è stata
il Servizio Volontario Europeo, che da programma permette proprio di
immergersi nella cultura locale offrendo il lusso di alcune comodità,
come quello di non dover pensare all'affitto ad esempio, cosa
assolutamente non da poco!!
A cuore
ancora caldo posso condividere numerose emozioni e disegnare
in qualche modo una valutazione di quella che per me ha rappresentato
l'esperienza più determinante e istruttiva vissuta fin'ora.
Sono
partita carica di aspettative per lo più riguardanti me stessa;
superare la prova dell'allontanamento dalla famiglia (essendo la
prima volta che andavo via da casa), dagli Amici (dai quali proprio
non riuscivo a pensarmi lontana) e dalla mia amata Trieste: ridurre
l'insicurezza eccessiva e le paranoie raggelanti che al sol pensiero
di comunicare in una lingua estera mi portavano a dimenticare le
parole più basilari; imparare bene la lingua turca; essere capace di
aggirarmi da sola ad Istanbul senza bisogno di ciceroni e scorte..
perdermici; approfondire le mie conoscenze su questa cultura così
affascinante che in qualche percentuale scorre anche nelle mie vene e
sulle minoranze presenti nella città e in Turchia in generale.
Carretto delle plastiche multicolori che ogni mattina incrociavo sulla via per la Mavi Kalem, Balat. |
La casa, la famiglia e gli amici certo sono mancati tantissimo!
Soprattutto in quei momenti in cui non riuscivo a spiegarmi come
avrei desiderato, e sognavo la compagnia di qualche amico con cui
sarebbe bastato un semplice sguardo per capirsi.
E poi...
tutto d'un tratto, neanche ti accorgi di quanti legami hai stretto,
di quanto si è condiviso assieme, che già è quasi scaduto il tuo
tempo e vorresti mangiarti le mani!!!
Ora che sono tornata il problema linguistico ed espressivo si è rimaterializzato ma in versione opposta. Credetemi, dopo tutte le esperienze che si collezionano, le immagini che si tenta con tutte le forze di tatuare nella mente, le azioni che ogni giorno ci si abitua a compiere, è estremamente difficile trasmettere questi particolari a coloro che non li hanno vissuti sulla loro pelle.
Durante l'ora di arte con le mie due super amiche Ece e Özgecan!! <3 |
Gruppo di amici Evs portati a scorrazzare al pazar di Fatih durante il Mid-term Evaluation. |
Ora che sono tornata il problema linguistico ed espressivo si è rimaterializzato ma in versione opposta. Credetemi, dopo tutte le esperienze che si collezionano, le immagini che si tenta con tutte le forze di tatuare nella mente, le azioni che ogni giorno ci si abitua a compiere, è estremamente difficile trasmettere questi particolari a coloro che non li hanno vissuti sulla loro pelle.
Ogni
parola sembra riduttiva paragonata alle sensazioni interne. Ogni
descrizione manca della musicalità della lingua del posto,
dell'abbraccio dell'ezan,
la chiamata alla preghiera, del profumo di pane appena sfornato,
delle corse dei bambini lungo le strade, dei tratti dei volti, degli
sguardi profondi anni, delle donne velate e quelle con tacchi
stilosi, delle case diroccate, la sporcizia e gli spazzini, la
clinica pulizia però all'interno delle case, le scarpe lasciate
all'entrata, i colori dei pazaar ed il loro frastuono, le signore che
spingono prepotenti per accaparrarsi i peperoncini più belli e il
pazarlik ovvero la
contrattazione sul prezzo più conveniente.
Ogni
descrizione manca della poesia dei contrasti di cui la Turchia è
ricca e Istanbul ne è la regina e
di cui non vorrei più farne a meno.
Strisce di panni a stendere..scenario tipico di Fener e Balat |
Collaborare
con la Mavi Kalem, anche se soltanto per un periodo definito, è
stata un'esperienza di crescita personale pazzesca. A livello locale
l'associazione si occupa di assistenza sociale per lo più
concentrato su donne, ragazzi e bambini dei quartieri di Fener e
Balat (dove oltre a lavorare ci abitavo). Quartieri un tempo casa
delle comunità ortodossa e ebraica, oggi sono per lo più popolati
da famiglie provenienti dall'est anatolico e rom.
Il week-end è lo spazio delle attività rivolte ai bambini. Che scalmanati! Figli di un popolo dal cuore caldo, questi bambini così svegli mi hanno narrato un lato di questa cultura a me totalmente sconosciuta. L'essere bambini in Turchia, come credo in molte parti del mondo, non è sempre così scontata. Qui spesso si vedono i bambini lavorare o chiedere l'elemosina. Questi ultimi spesso provengono da famiglie rom, migranti o molto povere. Inoltre è facile notare come la maggioranza dei bambini qui giochi per strada. Perdendomi nelle labirintiche vie dei nostri quartieri spesso mi si catapultava immediatamente nella testa l'immagine di mio padre giocare a calcio per le strade, un racconto che lui abilmente dipingeva con colorate parole. Solo qualche decina d'anni separano quei palloni calciati da piccoli piedi esperti, un piccolo particolare in fondo, non abbastanza potente da impedirmi di fare un salto in dietro nel tempo. In questa cornice la Mavi Kalem tenta di dare un'alternativa al gioco di strada ai bambini di Fener e Balat, permettendo loro di partecipare a diverse attività che variano a seconda dei volontari che le propongono. Abbiamo tentato di valorizzare la creatività di ognuno attraverso disegni, percorsi di gioco e cultura generale, sculture e recycling-art. Contemporaneamente venivano perfezionate le doti matematiche, linguistiche e filosofiche dei piccoli, si organizzavano gite culturali, piccole lezioni di cinema, in cui proprio i bambini dovranno girare il proprio sceneggiato, di fotografia.
I bambini insegnano a loro volta molto a noi educatori. Ci insegnano che anche noi abbiamo dei difetti, ci insegnano a ridimensionare l'idea che abbiamo di noi stessi rispetto a loro, ci insegnano la gioia del gioco e del sorriso. Ci insegnano che dalla loro prospettiva il cielo è più facile vederlo, e di alzare lo sguardo ogni tanto.Ci insegnano ad occuparci di qualcuno, ad essere seri e responsabili, ma in modo gentile e gioioso. Certo a volte sono tremendi e vorresti spiegar loro che non potranno esser così, che la vita è difficile e non si deve correre dentro le aiole e rubarne tutte le rose, nonostante l'intento sia quello di regalarle agli educatori o alle proprie mamme. Li si vorrebbe sgridare, dicendo loro di comportarsi meglio, di ascoltare, di non fare i capricci, non urlare, non litigare.... Ma se non lo fanno ora??? E' il loro compito!
Ci insegnano a tornare bambini. E ad amare.
A causa del particolare assetto culturale parecchie donne della zona hanno manifestato la necessità di ricevere un supporto psicologico/culturale, esigenza alla quale ha risposto la Mavi Kalem con la realizzazione di numerosi progetti.
Il week-end è lo spazio delle attività rivolte ai bambini. Che scalmanati! Figli di un popolo dal cuore caldo, questi bambini così svegli mi hanno narrato un lato di questa cultura a me totalmente sconosciuta. L'essere bambini in Turchia, come credo in molte parti del mondo, non è sempre così scontata. Qui spesso si vedono i bambini lavorare o chiedere l'elemosina. Questi ultimi spesso provengono da famiglie rom, migranti o molto povere. Inoltre è facile notare come la maggioranza dei bambini qui giochi per strada. Perdendomi nelle labirintiche vie dei nostri quartieri spesso mi si catapultava immediatamente nella testa l'immagine di mio padre giocare a calcio per le strade, un racconto che lui abilmente dipingeva con colorate parole. Solo qualche decina d'anni separano quei palloni calciati da piccoli piedi esperti, un piccolo particolare in fondo, non abbastanza potente da impedirmi di fare un salto in dietro nel tempo. In questa cornice la Mavi Kalem tenta di dare un'alternativa al gioco di strada ai bambini di Fener e Balat, permettendo loro di partecipare a diverse attività che variano a seconda dei volontari che le propongono. Abbiamo tentato di valorizzare la creatività di ognuno attraverso disegni, percorsi di gioco e cultura generale, sculture e recycling-art. Contemporaneamente venivano perfezionate le doti matematiche, linguistiche e filosofiche dei piccoli, si organizzavano gite culturali, piccole lezioni di cinema, in cui proprio i bambini dovranno girare il proprio sceneggiato, di fotografia.
I bambini insegnano a loro volta molto a noi educatori. Ci insegnano che anche noi abbiamo dei difetti, ci insegnano a ridimensionare l'idea che abbiamo di noi stessi rispetto a loro, ci insegnano la gioia del gioco e del sorriso. Ci insegnano che dalla loro prospettiva il cielo è più facile vederlo, e di alzare lo sguardo ogni tanto.Ci insegnano ad occuparci di qualcuno, ad essere seri e responsabili, ma in modo gentile e gioioso. Certo a volte sono tremendi e vorresti spiegar loro che non potranno esser così, che la vita è difficile e non si deve correre dentro le aiole e rubarne tutte le rose, nonostante l'intento sia quello di regalarle agli educatori o alle proprie mamme. Li si vorrebbe sgridare, dicendo loro di comportarsi meglio, di ascoltare, di non fare i capricci, non urlare, non litigare.... Ma se non lo fanno ora??? E' il loro compito!
Ci insegnano a tornare bambini. E ad amare.
Un forte abbraccio prima dei saluti.. |
A causa del particolare assetto culturale parecchie donne della zona hanno manifestato la necessità di ricevere un supporto psicologico/culturale, esigenza alla quale ha risposto la Mavi Kalem con la realizzazione di numerosi progetti.
Ho avuto
la fortuna di partecipare al progetto di supporto psicologico
attraverso l'arte terapia, un'esperienza a dir poco interessante
quanto intensa. Le signore, guidate dalla psicologa, attraversavano
un percorso che dalla loro infanzia fino al presente andava a toccare
ed elaborare i traumi vissuti attraverso l'espressione teatrale e del
body-rhythm. In un contesto del genere, più attento alle tradizioni
e dove il corpo difficilmente viene usato per esprimere il proprio
stato d'animo, è inutile dire quanto utile sia stato per queste
donne un'attività del genere. Le donne infatti spesso sono concentrate attorno alla mera vita familiare, la casa, i bambini e il cibo. Alcune non lavorano, altre non hanno un'educazione sufficiente, altre ancora subiscono violenze di qualche genere a casa o fuori casa. Ci sono le turche, le curde, le armene, le arabe, le musulmane, le atee, le ortodosse e le cattoliche. Sono tutte donne che in qualche modo ricercano un luogo accogliente, dove potersi sentire libere dai giudizi, dove poter parlare e confrontarsi con altre donne con storie differenti ma che spesso seguono uno stesso filo conduttore. Sono donne che raramente frequentano cinema, teatri o caffè, in quella fasci di terra lungo il Corno d'Oro per lo più si va nei pazaar, nelle scuole a prendere i bambini o dalle vicine a bere il caffè. Donne che spesso parlano due o tre lingue, mentre io tutta bella studiata faccio fatica a parlare l'inglese! (ahahah). Donne che la mattina presto dopo la mia corsetta incrociavo sul lungomare e si scambiava qualche parola mentre ci si teneva in forma allenandosi sugli attrezzi nel parco. Altre nello stesso momento tornavano ragazzine agli attrezzi preferivano rincorrersi ridendo felicemente o fare un giro sullo scivolo per poi finire a dondolare su altalene non proprio calibrate per il loro peso!!
E' grazie alla partecipazione a questi incontri e alle attività con i bambini che ho avuto modo di cogliere sottili particolari di questa cultura ma soprattutto delle diverse sfumature che la compongono.
E' grazie alla partecipazione a questi incontri e alle attività con i bambini che ho avuto modo di cogliere sottili particolari di questa cultura ma soprattutto delle diverse sfumature che la compongono.
Sfumature
così varie e a volte così contrastanti che negli ultimi mesi
sembrava incredibile vederle unite assieme nella lotta contro l'attuale
Governo che sta smuovendo la Turchia. Non riesco a comunicare alle
persone esattamente quello che ho provato nel vivere sul posto un
momento di tale importanza storica per questo paese. La grande
maggioranza della popolazione ne è coinvolta. Tutti scendono in
piazza, dai giovani studenti, agli impiegati, dagli atei ai musulmani
anti-capitalisti, ai medici, dai turchi ai curdi e agli armeni, i
fruttivendoli, gli avvocati, il Galatasaray, il Fenerbahçe e il Beşiktaş i ragazzini, gli anziani, e i volontari: tutti uniti in
questa lotta per la libertà e la democrazia esprimendo la
frustrazione, rabbia e voglia di cambiamento da un governo che odia
essere messo in discussione e che agisce senza chiedere il parere
dell'opinione pubblica.
E'
scontato quindi dire che la tensione si sentiva forte e presente
ovunque. Sia a casa che in associazione le persone erano estremamente
coinvolte in ciò che stava accadendo, al punto che tantissime nostre
attività di routine sono state cancellate, come lezioni, riunioni,
stesura di progetti, documenti, report, festival organizzati. Tutto
“iptal”, cancellato. Sui
pc si vedevano contemporaneamente andare quattro, cinque pagine di
riprese dal vivo degli accadimenti, tutti i computer risuonavano
fischi, urla, spari, pentole e...coraggio...
Un
sollevamento popolare che è stato contagioso in tutto il Paese, dove
le proteste non si sono ancora fermate, né è scemata la forza di
partecipazione e di solidarietà, alle quali però è stato risposto
con mano pesante da parte della polizia. Gas al peperoncino e arancio
(non profumano, corrodono..); idranti con sostanze chimiche
all'interno e con un getto di una potenza tale che può ammazzare;
pallottole di plastica; manganelli; ieri sera si sono visti
provocatori (che di sicuro non fanno parte dei manifestanti, ma
mandati dalle forze governative) impugnare sciabole e agitarle contro
signore di passaggio; arrestate centinaia di persone tra i civili,
compresi avvocati, medici e giornalisti; feriti e morti.
Piazza Taksim un giorno traquillo di protesta. |
Questo
paese non sembra desiderare ulteriori cementificazioni del territorio
di cui invece il Governo ha già messo in atto diversi progetti; come
la conversione di Gezi Park in un centro commerciale e moschea;
quello della costruzione di un terzo ponte sul Bosforo; il progetto
dello scavo di un canale alternativo -e vicino- al Bosforo che
devierà il flusso navale liberando la bella vista agli occhi dei
turisti -come se non fosse già abbastanza bella Istanbul-; il
progetto che vedrà la costruzione di nuove caserme/questure nelle
città dell'Est -rendendo sempre più difficile il processo di pace
in atto con la popolazione curda-; e quello della costruzione di un
terzo mega-aeroporto ad Istanbul -che a sua volta porterebbe alla
distruzione di centinaia di alberi-.
E poi c'è
la continua censura di notizie che riguardano manovre politiche
attraverso decine di arresti, in particolare di giornalisti, e multe
salate ai notiziari che appoggiano parti scomode al Governo.
Particolarmente accesa ancora, e altrettanto oscurata, è la delicata
questione del processo di pace in atto con la popolazione curda.
Nonostante
le risposte brutali del Governo la determinazione con la quale la
protesta è stata mandata avanti è impressionante, in special modo
nel mantenimento del suo carattere non-violento (da parte dei
manifestanti, ovviamente). Una presa di posizione collettiva
che vuole riappropriarsi dei suoi diritti, delle sue libertà, della
strozzata democrazia e dei suoi luoghi pubblici.
Ho
salutato la Turchia, ed Istanbul con un nodo allo stomaco, lasciando
un popolo forte e pieno di energia lottare per il rispetto dei suoi
diritti. A volte ho pensato che avrei preferito un periodo finale
migliore per ricordare il mio Sve, poi però realizzo quanta fortuna
ho avuto a capitare in un momento come questo e nella posizione, da
un certo punto di vista, privilegiata in cui mi sono trovata essere
nello stesso momento manifestante ed osservatrice esterna. Sono
eccitata e orgogliosa di aver preso parte ad un movimento di tal
originalità ed importanza mano nella mano con le mie nuove amicizie
e le nuove esperienze di cui mi sono arricchita.
Ho
lasciato un pezzo di cuore in quella terra, per quanto possibile ho
esplorato il più a fondo che ho potuto e si è nuovamente accesa in
me la voglia di studiare, ricercare e si intensificato il desiderio di lavorare con le minoranze e le persone migranti. Non voglio fermarmi qua.
Momenti di euforia giocando al parco a Fener. |
Questa
esperienza, il periodo di Servizio Volontario Europeo che ho svolto
ad Istanbul è l'esperienza più intensa e formativa che abbia
vissuto e la considero un'opportunità che nessun giovane dovrebbe
lasciarsi scappare. Si possono fare delle esperienze così intense,
nel bene e nel male, la cui entità ed importanza che hanno
rappresentato per noi sarà difficilmente comprensibile per persone
rimaste qui ad aspettarci. Ma la voglia di raccontare sarà così
forte che si tenteranno mille strade diverse per trasmettere le
sensazioni di un'esperienza così determinante. E' arricchimento
personale, crescita, è uno stimolo continuo alla ricerca e
all'approfondimento, è scoperta di se stessi, del proprio modo di
interagire con l'altro e dei propri limiti, è rafforzare le proprie
difese.